“La lune ne garde aucune rancune”, cantavo come Eliot in Rapsodia su una notte di vento. Era sedici anni fa: rifiutato dalle ragazze, mi aggiravo per le vie con il naso all’insù, affondato nella scollatura della luna benevola, da vero figlio di madre natura. L’anno successivo, cogliendomi di sorpresa a limonare vigorosamente con alcune mie coetanee, la luna si è offesa: “Ah ma allora è così, sono solo un ripiego!” Da allora fu per me solo la luna, la luna rancorosa.
Il disagio nell’AgorÀ
17 ore fa
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