Il Dottor D. a tutt’oggi è a capo di un’organizzazione, la BAB (Bothered About Benni), che promuove campagne contro la pochezza culturale, intellettuale e stilistica dello scrittore bolognese. In un commento a un vecchio post di Massimo Morelli, il Dottor D. definisce Benni come “una delle figure più odiose e esiziali della scena letteraria italiana”. Dottor D., perché tanto odio?
Il disagio nell’AgorÀ
14 ore fa
11 commenti:
Premessa: sono un ex fan di Benni. Anch'io, come molti, quand'ero un ragazzino lo adoravo. Poi mi è successo qualcosa di straordinario, considerando che siamo in Italia: sono cresciuto. Almeno un po'.
Eh, già, l'Italia è il paese nel quale viene considerata bella e auspicabile la prospettiva di rimanere adolescenti più a lungo possibile. Ed è principalmente a questo che Benni deve la sua fortuna; perché solo un teenager, qualunque sia la sua età, può considerare capolavori le cosine partorite dalla penna benniana.
Soltanto un quattordicenne, foss'anche ad honorem, può trovare irresistibile l'umorismo di Benni, perennemente meccanico e telefonato. Soltanto un under 20, ufficiale o ufficioso, può sopravvivere indenne al sedicesimo gioco di parole consecutivo. Soltanto un ragazzino, in brache corte o lunghe, può sorvolare sulla completa incapacità di Benni nella costruzione delle trame, sul modo in cui riesce a procedere solo per accumulo disordinato, sulla sua tendenza alle divagazioni inutili, sulla sua propensione a delineare personaggi che hanno lo stesso spessore della carta velina.
Ma Benni, fin qui, potrebbe essere ancora uno scrittore modesto e sopravvalutato, come ce ne sono a decine. Quanto ho scritto, peraltro, non è nemmeno valido al 100% per tutta la produzione benniana. Se romanzi come Spiriti e Margherita Dolcevita sono di una bruttezza inqualificabile, e se gli osannati Elianto e La Compagnia dei Celestini vanno bene giusto per essere letti in treno, prodotti degli ultimi anni come Saltatempo e Achille Pié Veloce presentano qualche minimo germe di evoluzione. Benni, inoltre, guadagna dei punti sulla breve distanza: c'è da stendere un velo pietoso sui suoi corsivi per Repubblica e su quasi tutti i suoi pezzi teatrali, ma alcuni dei suoi racconti, pochi, non sono malriusciti.
Il motivo per cui detesto Stefano Benni non è legato alla modesta levatura letteraria dei suoi lavori, e neanche al fatto che, nonostante tale modestia, Benni viene elevato al rango di classico da molti. Il motivo per cui detesto Stefano Benni è il modo involontariamente autoparodistico in cui fa, o crede di fare, politica.
Benni è uno scrittore ambizioso, e molto. Da ogni suo romanzo traspare con assoluta nettezza la volontà di dire qualcosa di definitivo sulla situazione della nostra società, del nostro paese, perfino del pianeta. Peccato che, a intenzioni adulte, corrisponda un approccio, per l'appunto, adolescenziale: quello di Benni è un mondo in bianco e nero, che non conosce sfumature di grigio. L'ideologia che Benni vorrebbe trasmettere è in realtà un collage di schematici e manichei luoghi comuni: libri = Bene, televisione = Male; sinistre = Bene, destre = Male; paesi in via di sviluppo = Bene, paesi industrializzati = Male; e via banalizzando. Il tutto è reso dieci, cento, mille volte più odioso dalla propensione di Benni a far piovere i giudizi dall'alto, come se lui rappresentasse una sorta di autorità morale, e non fosse invece un semplice moralista da, guarda caso, Bar Sport.
Che Benni si veda e venga visto come un grande romanziere, è un fatto col quale posso convivere. Ma che si veda e venga visto come un fustigatore di costumi, un acuto osservatore e un pensatore originale, è intollerabile e, purtroppo, sintomatico dell'Italia in cui viviamo.
Dottor D.
Ciao, Dottor D.! Sei stato molto esauriente. Se la BAB esistesse davvero, penso che questo sarebbe il suo manifesto. Quanto a me, devo confessare che leggendo dopo molto tempo un libro di Benni (Achille Piè Veloce) ho provato una specie di vertigine: mi sembrava che le frasi non suonassero bene. A parte questo, però, Benni continua a essermi molto simpatico.
Dottor D., scrivi un bel romanzo ( anche medio) che poi ne riparliamo.
Nel tuo discorso, mi sembra traspaia un pò di invidia, o è delusione?
E' curioso questo meccanismo per cui, se parli male di qualcuno, devi essere per forza invidioso di lui. Se vi parlassi male, che so, di Al Qaeda, voi ne dedurreste che invidio Bin Laden?
Inoltre: se il punto fosse l'invidia (sentimento al quale, peraltro, Benni non è affatto immune; si veda il suo meschino tentativo di ridicolizzare Benigni in Spiriti) me la prenderei, in misura maggiore o minore, con tutti gli scrittori popolari. Invece, ribadisco, la mia avversione è rivolta solo contro Benni, ed è legata in minima parte al valore strettamente letterario delle sue opere.
Infine, senza offesa, mi sembra eccezionalmente stupida l'argomentazione secondo la quale si dovrebbe aver scritto almeno un libro per poter esprimere un giudizio su uno scrittore. E' come dire che solo un cuoco ha diritto a dire se nel tal ristorante si mangia bene o male.
Dottor D.
Postilla: Luz, ho visitato il tuo blog. I nostri gusti letterari potranno pure essere lontani, ma ci accomuna la convinzione (o, nel mio caso, la speranza) che il mondo debba finire nel 2012.
Dottor D.
Si, penso che solo uno che sa cucinare possa veramente dire se si mangia bene o male in un ristorante... se non lo fai, puoi dare un parere, non un giudizio.
A parte questo trovo Margherita dolcevita veramente orrendo.
Per quanto riguarda l'invidia, ammetto che posso essermi sbagliato, ma la seconda? la delusione?
Sai, quello che mi stupisce molto spesso nell'animo umano è che qualcosa che un tempo era amato, per delusioni di varia natura divenga odiato.
Peccato, dovrebbe essere ringraziato.
Postilla:
temo che il 2012 sia una tremenda realtà...
ma gli scrotoclasti e gli odiatori di Benni verranno salvati dal grande dio dei rompiballe.
Cano, tu sei scrotoclasta?
Mettiamola così: io scrivo per mestiere. Non romanzi, ma comunque scrivo. Quindi, secondo il criterio di Luz (che, beninteso, non condivido) avrei almeno un'autorizzazione parziale a esprimere giudizi su questo o quel ristorante. Non sono proprio uno chef, però lavoro in cucina.
Inoltre, lo ripeto per la terza volta, la mia avversione antibenniana è legata solo in minima parte al valore letterario delle sue opere. Non è tanto una questione di cosa o di come scrive, ma dello spirito col quale scrive.
Il fatto che una volta mi piacesse Benni e che oggi non mi piaccia più non ha niente a che vedere con la delusione: ha a che vedere col fatto che col tempo i miei gusti si sono evoluti. E in questo non trovo nulla di triste, anzi: se avessi ancora gli stessi gusti di dieci anni fa, ecco, quello sì che sarebbe triste, perché saprei di aver buttato via dieci anni.
Quanto al 2012... Lo sapevate che, secondo alcuni studiosi, Gesù Cristo sarebbe nato sei anni prima di quanto si creda e morto alle soglie della quarantina? Quindi attualmente non saremmo nel 2005, ma nel 2011... E al fatidico dicembre del 2012 mancherebbe poco più di un anno. Paura!
(Si fa per dire: io non temo la fine del mondo, anzi, la auspico. Non sono uno di quei noiosi pessimisti cosmici che vanno di moda oggigiorno, ma penso che la specifica società nella quale abbiamo la sfortuna di vivere non meriti altro che un colpo di spugna).
Va beh, ti perdono.
In fondo manca poco...
La sfortuna più grossa è che "la specifica società nella quale abbiamo la sfortuna di vivere" non è il mondo.
Pace e zucchero filato per gli altri.
Rispondo a Lüz: no, non sono scrotoclasta, qualunque cosa sia )
Mettiamola così, è un iconoclasta meno selettivo.
Uno che, per motivi etici, non se la prende solo con le icone, ma in generale con gli scroti altrui.
Temo di rientrare nella categoria.
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