Nel boschetto vicino alla casa di Ragnardo c’è un edificio alto come una torre, con un portone nero: per convenzione infantile, è la casa dell’orco. Ombre umide e rovose, gatti che saltano dentro e fuori, la densità dei luoghi dove non entra mai nessuno e che perciò restano indecifrabili.
Mio fratello dice: – Io ci entro.
Io: – Sei matto? L’orco è ancora lì: ti mangia anche se sei cresciuto.
domenica 9 gennaio 2005
Casa dell’orco
Pubblicato da Andrea Tullio Canobbio alle 13:10
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