Mi sembra che i personaggi dei tuoi racconti, e de I compagni del fuoco, impegnati come sono in affari e finanza, appartengano tendenzialmente alla middle class (vado a memoria, correggimi se sbaglio). È una scelta naturale (sono modellati su persone reali, del tuo stesso milieu sociale) o ragionata (ci sono dei personaggi che vuoi evitare, tipo i lavoratori dei call centers)? Insomma, come scegli i personaggi? Puoi rispondermi nei commenti o sul tuo blog.
Il disagio nell’AgorÀ
1 giorno fa
6 commenti:
scusa se non ti ho risposto prima. no, non è una scelta ragionata, nel senso che non ho mai deciso di escludere un certo tipo di personaggi. di fatto però non conosco nessun lavoratore di call center che "fatica ad arrivare alla fine del mese", mentre probabilmente per questioni di età conosco e ho conosciuto numerose persone intente a fare più soldi possibile (che non sono necessariamente *tanti* soldi) e disposte a tutto per riuscirci. credo che alla fine questo conti, no?
Grazie, Ernesto. Sì, conta molto e ti tiene alla larga dagli stereotipi neo-neorealisti (mi sembra che in libreria stiano aumentando i libri sul cosiddetto “precariato”).
Più che stereotipi neo-neorealisti, come li chiami tu, mi sembrano dati di fatto belli e buoni. I nuovi poveri esistono (il fatto che imperversino, poi, libri sull'argomento, al massimo può aiutare a far prendere coscienza di ciò. Ma si possono anche non leggere).
Andrea Bajani ha scritto un ottimo testo a riguardo. Anche Armando Ceste.
Non li ho letti, ma mi sembrano dei reportage – e, nei reportage, per forza i personaggi non sono stereotipi: sono persone reali! Mi riferivo alla narrativa; mi sembra che l’editoria abbia individuato un filone di “letteratura del precariato” (Cordiali saluti dello stesso Andrea Bajani, Pausa caffè di Giorgio Falco, Vita precaria e amore eterno di Mario Desiati, Voice Center di Zelda Zeta, eccetera), e io, quando l’editoria individua un filone, mi offendo a morte.
P.S. Vedo che Armando Ceste pubblica per la EGA – fai pubblicità ai libri della tua casa editrice? Buffona! Ma io ti voglio bene e, se l’hai curato tu, ti prometto che lo leggo come se fosse un libro tuo.
Ma lo sai che sei diventato un vero rompipalle?!
Lo so, è il mio trend per il 2008. )
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