L’altro ieri al Cenacolo abbiamo fatto festa. Quando Stefania di Catania mi ha rivolto la parola, ero già pieno di birra e cuba libre. Guidato dall’alcool e da nuove letture¹, le ho attaccato un bottone chilometrico su Vittorini; a un certo punto, mi sembra di aver detto che è il più grande di tutti. Ora che ci penso (e sono sobrio), è vero. Vittorini è un classico del ’900, molto più di Gadda, Calvino o Pavese.
¹ R. Crovi, Il lungo viaggio di Vittorini, Marsilio, Venezia 1998.
sabato 9 aprile 2005
Vittorini
Pubblicato da
Andrea Tullio Canobbio
alle
16:45
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